Il lavoro a Vetralla
Segnalo la simpatica iniziativa del blogghe di Vetralla di raccogliere le testimonianze delle condizioni di lavoro dei Vetrallesi. Ho deciso di partecipare ed ecco la mia testimonianza:
"Voglio riportare la mia storia, che rappresenta in pieno, l’uso distorto dei contratti flessibili da parte delle aziende.
Mi chiamo Brendan Chierchiè (per gli amici Bricke), classe 77 e cittadino di Vetralla dal 1994.
Ho iniziato a lavorare nel ‘99 a Roma per una ditta di informatica quando la parola “new economy” suscitava ancora speranza. Dopo poco scoppiò la cosiddetta “bolla informatica” e, con essa, l’inizio della vita precaria.
L’azienda per cui lavoravo chiuse, i fondatori, che in quegli anni si erano riempiti le tasche di bei soldini, decisero che era giunto il momento di aprirsi un bel ranch in America lasciando a piedi 90 tra impiegati e collaboratori.
Da quel giorno cambiai diversi datori di lavoro sperimentando i contratti “flessibili” co.co.co e co.co.pro. che di diverso hanno solo il nome ed il colore politico degli ideatori.
Io ho sempre eseguito lavori da impiegato, con orari e sede fissa. I contratti a progetto sono solo serviti alle aziende per dire: “ok ti faccio lavorare, ma al primo accenno di crisi ti posso scaricare facilmente”.
Dopo 7 anni di pendolarismo, arrivando a viaggiare anche 5 ore al giorno, e dopo aver provato tutti i mezzi di trasporto, dall’auto al pullman passando per il treno, ed aggiungendo autobus, tram e metro, decisi che era giunto il momento di affacciarmi al mercato viterbese.
Fortunatamente ho trovato un’azienda dove sfruttare il mio bagaglio di esperienze informatiche. Per ironia della sorte, grazie ad una legge approvata da poco, mi ritrovo con un contratto di apprendista a tempo determinato. Io che da apprendere ho ben poco, ed anzi, ho portato in dote molto.
Nulla di strano, per l’azienda conta pagar meno tasse.
Di tutta la mia storia vi risparmio l’umiliazione avuta dalle banche quando, con la mia situazione precaria, mi ridevano dietro per la richiesta di un mutuo per la casa. Sorvolo sul mio timore di chiedere ferie e malattia. Di quella sensazione strana che si presentava ad ogni rinnovo di contratto. Ma questa è un’altra storia…"
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